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Digiuno intermittente: benefici e limiti!

  • Immagine del redattore: Nutrizionista Cuccomarino
    Nutrizionista Cuccomarino
  • 25 ago
  • Tempo di lettura: 2 min

Il digiuno intermittente (Intermittent Fasting, IF) è diventato negli ultimi anni uno dei protocolli alimentari più discussi. Non si tratta di una “dieta” in senso stretto, ma di un approccio che alterna periodi di digiuno a finestre temporali in cui è consentito mangiare. La sua popolarità è cresciuta grazie a studi che hanno evidenziato potenziali benefici sulla salute metabolica, la composizione corporea e la longevità.


Cos’è il digiuno intermittente?

Il digiuno intermittente non impone cosa mangiare, ma quando mangiare. Esistono diversi schemi:

  • 16/8: digiuno di 16 ore e alimentazione nelle 8 ore restanti;

  • 5:2: 5 giorni di alimentazione normale e 2 giorni di restrizione calorica significativa;

  • Alternate Day Fasting (ADF): giorni alterni di digiuno e alimentazione libera;

  • Eat-Stop-Eat: digiuno completo per 24 ore una o due volte a settimana.

La scelta del protocollo dipende da obiettivi, stile di vita e stato di salute individuale.


I potenziali benefici

Numerosi studi hanno messo in luce i possibili vantaggi del digiuno intermittente:

  • Controllo del peso e della composizione corporea: può facilitare il deficit calorico e favorire la perdita di massa grassa preservando la massa magra (Varady et al., Annual Review of Nutrition, 2021).

  • Miglioramento della sensibilità insulinica: l’IF può ridurre la resistenza insulinica e abbassare i livelli di insulina a digiuno (Patterson & Sears, Annual Review of Nutrition, 2017).

  • Riduzione dei marker infiammatori: alcuni studi mostrano una diminuzione di PCR e citochine pro-infiammatorie, con effetti positivi su infiammazione cronica e rischio cardiovascolare.

  • Effetti sul metabolismo cellulare e longevità: il digiuno stimola processi come l’autofagia, un meccanismo di “riciclo” cellulare, ipoteticamente collegato a protezione da malattie degenerative (Longo & Mattson, Cell Metabolism, 2014).


I limiti e le criticità

Nonostante le potenzialità, il digiuno intermittente non è una strategia universale:

  • Aderenza: non tutte le persone riescono a mantenere a lungo questo schema, con rischio di abbandono e comportamenti compensatori.

  • Possibili effetti collaterali: mal di testa, cali di energia, difficoltà di concentrazione o alterazioni del sonno, soprattutto nelle prime settimane.

  • Categorie non idonee: donne in gravidanza o allattamento, persone con disturbi del comportamento alimentare, pazienti con patologie croniche non controllate dovrebbero evitarlo.

  • Evidenze ancora limitate: gli studi a lungo termine sull’uomo sono ancora insufficienti per trarre conclusioni definitive su longevità e prevenzione delle malattie croniche.


Come integrarlo in modo sicuro

Se scelto, il digiuno intermittente deve essere adattato alle esigenze personali e sempre accompagnato da una corretta scelta qualitativa degli alimenti. Infatti, concentrare i pasti in una finestra temporale non significa poter mangiare in eccesso o optare per cibi ultra-processati. Un approccio bilanciato dovrebbe includere cereali integrali, proteine magre, verdure, frutta, legumi, pesce e grassi insaturi di qualità.


Il ruolo del professionista

Un errore comune è pensare che il digiuno intermittente sia una “scorciatoia” universale per dimagrire. In realtà, ogni individuo ha necessità nutrizionali specifiche. Affidarsi a un nutrizionista permette di valutare se questo approccio è realmente indicato, evitare squilibri nutrizionali e costruire un percorso sostenibile e personalizzato.


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Dott. Francesco Cuccomarino – Iscr. Albo N° Cal_A2465 – P.I. 03816880789 | C.F. CCCFNC91P03F839P 

Le informazioni contenute in questa pagina sono da intendersi come a solo scopo informativo e non devono essere considerate come complete e/o sostitutive di una eventuale visita specialistica e consulenza diretta.

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